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Questo libro indaga la natura dell'autocoscienza, ossia la capacità tutta umana di essere consapevoli della propria sfera mentale. E si colloca nell'alveo della riflessione strettamente filosofica, privilegiando sia un approccio filosofico-linguistico e mentalista sia una ricostruzione del pensiero di alcuni tra i protagonisti della modernità e del dibattito contemporaneo. In particolare, vengono affrontate le caratteristiche specifiche della capacità dell'uomo di rappresentare linguisticamente e mentalmente il proprio io, esaminando gli aspetti problematici dell'argomento: se si parte dal cosiddetto modello riflessivo e si considera l'autocoscienza come una scissione del soggetto che prende a oggetto del suo pensiero se stesso, emergono svariate questioni e difficoltà epistemiche e metafisiche, evidenziate in modo sorprendentemente simile da diverse tradizioni filosofiche: da Descartes a Husserl, da Kant a Wittgenstein, passando tra gli altri per Strawson, Henrich, Castañeda, Shoemaker, Evans e Frank. In questo quadro viene difesa la cosiddetta tesi dell'ubiquità, che afferma una sorta di pervasività della dimensione soggettiva in ogni esperienza cosciente.