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Il ritratto di Giovanni Verga si snoda dalla giovinezza catanese al periodo fiorentino dei primi romanzi "mondani", dal ventennio milanese fino al "ritorno all'Isola", dove i carteggi rivelano uno scrittore attento alle novità del Novecento, sensibile alla tragedia della Grande Guerra, lontano dallo stereotipo del "grande vecchio" chiuso nel suo conservatorismo. La lettura delle opere evidenzia la nuova tecnica narrativa in "Vita dei campi", la "ricerca del meglio" nel Ciclo dei Vinti e la rappresentazione corale nei "Malavoglia"; nelle "Novelle rusticane" e in "Mastro-don Gesualdo" emerge la lacerazione dei personaggi tra individualismo e avidità.