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Più di due decenni separano il primo viaggio italiano di Chateaubriand dalla riunione in volume, sotto il titolo di "Voyage en Italie" (1827), degli scritti che lo narrano: sono quattro lettere di varia misura, una delle quali, quella che celebra la virtù estetica della campagna romana sovvertendo un pregiudizio radicato, era stata pubblicata a ridosso dell'esperienza. Nel testo s'incrociano tipi di discorso dissimili quanto a impianto e a tonalità, non solo per effetto della 'neglegentia' propria della forma epistolare, ma anche di un gusto già consolidato per l'eteroclito, che nei "Mémoires d'outre-tombe" sì erigerà a principio di composizione. Infatti, il registro delle opere d'arte ammirate nei musei di Roma e di Napoli, interrotto da brevi note prese sul posto e ricopiate senza rielaborazione, si alterna con pagine molto "scritte" e di esibito slancio lirico (la passeggiata romana al chiaro di luna, la visita invernale del Colosseo), con il racconto di prove avventurose (la discesa nel cratere del Vesuvio), con la cronaca di ispezioni archeologiche condotte in solitudine, dalle quali prendono occasione meditazioni su varie materie elevate.