Tab Article
Nel discorso politico e mediatico, la parola "sicurezza" ha finito per indicare quasi unicamente la difesa dalla criminalità e dai comportamenti considerati devianti, pericolosi, fastidiosi. Questo modo di intendere la sicurezza ha saturato il dibattere politico, specie in occasione di appuntamenti elettorali; mettendo la sordina ai discorsi che riguardano giustizia, politiche e protezioni sociali, ha fatto riemergere strumenti di individuazione e separazione delle "classi pericolose". Vengono così giustificate pratiche fondate sulla definizione dei rischi e sulla previsione dei crimini, sulla sorveglianza di soggetti e popolazioni e sulla repressione di comportamenti descritti come causa di pericolo o fonte di disordine. Le recenti norme relative alla "sicurezza" e il proliferare di ordinanze locali che vedono alcune forme di disagio e di povertà come minacce all'ordine sociale non possono lasciare indifferenti in questo senso. Il volume cerca di svelare la scorciatoia retorica rappresentata dalle sole risposte repressive e punitive, e offre riflessioni che rileggono il legame tra le due parole che gli danno il titolo: giustizia e sicurezza. I saggi raccolti hanno il duplice obiettivo di riprendere il filo della complessità dei fenomeni indicati dalla parola "sicurezza" e di promuovere ciò che può essere fatto attraverso buone politiche sociali e territoriali, politiche di giustizia.