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Le parole sono lo strumento con cui da sempre l'architettura, da Vitruvio a Koolhaas, copre e rivela il proprio oggetto. Sono "maschere della forma", come recita il titolo del libro, che si presenta come un'introduzione alla composizione architettonica, essa stessa intessuta di parole. Ricondotte alla loro natura eminentemente formale, "costruzione", "funzione", "sintassi", "creatività" sono illustrate come grandi categorie attraverso le quali leggere l'architettura del passato e soprattutto del presente. Alcuni inusuali esercizi compositivi, a conclusione del libro, sono il punto di partenza da cui rivolgere uno sguardo curioso verso territori tradizionalmente extradisciplinari (letteratura, arte, cinema, musica, videogiochi), nel tentativo di ricollocare l'architettura in un più vasto ambito culturale.