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La domanda dell'uomo sulla propria "natura" non ha mai smesso di stimolare ricerche e dibattiti. Nel clima inquieto della Germania tra le due guerre, l'antropologia filosofica raccoglie in sé i più vividi fermenti della cultura del tempo. In essa si cercherà di impostare una nuova immagine dell'uomo, non più scissa al suo interno, e la secolare questione della spiritualità non potrà eludere un profondo confronto con il tema del corpo. Il riposizionamento dell'uomo nel regno dell'organico renderà inevitabile fare nuova luce sulla sua relazione con gli altri viventi e con l'ambiente; ma risolleverà anche la questione sul senso del suo cammino verso l'artificio e sulla sua vocazione culturale. Contro l'idea di una comoda e superiore condizione dell'uomo, si farà strada il sospetto di una sua esposizione fatale; il sospetto, anche, di una libertà non priva di paradossi.