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Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica il Caucaso è divenuto una delle aree di maggior rilievo strategico del mondo contemporaneo. Tuttavia, l'odierna rilevanza geopolitica non deve far dimenticare la complessa dimensione storica e culturale che da sempre lo caratterizza. Questa regione costituisce infatti "uno dei più problematici laboratori di culture del nostro Mediterraneo", caratterizzato da un'eccezionale ricchezza etnolinguistica e al tempo stesso da una dimensione fortemente marginale, "di frontiera". Per millenni, infatti, il Caucaso ha costituito un confine non solo e non tanto geografico, quanto storico-culturale, tra due mondi assai diversi, anche se tra loro comunicanti: quello del Vicino Oriente e quello delle steppe eurasiatiche, a lungo dominato da popoli nomadi. Una frontiera impervia attraversata infinite volte da invasori che costringevano gli sconfitti a rifugiarsi nelle zone più alte e inaccessibili della regione. Si è creato così un crogiolo di tradizioni, popoli e lingue, troppo complesso per costituire uno spazio politico unitario, ma anche per essere dominato durevolmente dall'esterno.