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Il volume, secondo di una trilogia che presenta la storia deLL'etica, ricostruisce le vicende dell'etica moderna. La prima tappa della ricostruzione è la coesistenza non troppo pacifica fra i paradigmi della legge di natura, della casistica, dell'ars vivendi dal Quattrocento al Seicento. La seconda è la "nuova scienza della legge di natura" di Grozio e Pufendorf con le controversie seicentesche e settecentesche fra diverse versioni del nuovo paradigma. La terza è la sua suddivisione nei due paradigmi che dominarono poi la discussione per due secoli: l'etica kantiana e l'utilitarismo. La quarta è la successione di critiche feroci a entrambi i paradigmi da parte dei critici ottocenteschi deLl'Illuminismo. Le critiche nascevano dalla mancata comprensione delle intenzioni di Grozio e Pufendorf, che volevano salvare La tesi stoica e scolastica dell'esistenza di leggi morali universali su basi metodologiche nuove, tenendo conto della sfida scettica, e di Bentham e Kant che volevano proseguire questo progetto, seppure riorganizzandolo intorno a due teoremi alternativi. Le diatribe ancor oggi sollevate dai postmoderni e dagLi antimoderni partono dal rimprovero a Kant e Bentham di partire da assunzioni minimaLi, senza sforzarsi di capire perché, dopo lo scetticismo, ci fosse una ragione per adottare un tale punto di partenza.