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Il testo consiste in una farsa, continuazione della precedente "Farsa di Ines Pereira". Il contadino bonaccione, prima rifiutato, poi sposato e allegramente tradito dall'arguta Ines nel primo episodio, in questo sequel è chiamato a corte, per rendere ragione delle sentenze "bizzarre" da lui pronunciate in veste di (improbabile) giudice rurale.