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Il potere persuasivo del linguaggio ha sempre suscitato un misto di ammirazione e timore. Un simile atteggiamento ha condizionato la fortuna della disciplina che si è occupata degli usi persuasivi del linguaggio: la retorica. Dopo i fasti dell'epoca classica essa ha visto prima decadere il proprio prestigio per ritrovare poi fecondità teorica nel pensiero del Novecento. Il libro suggerisce un'idea di retorica come luogo nel quale emerge l'intreccio, cruciale per la riflessione sulla natura umana, tra linguaggio, cognizione, desiderio e responsabilità. Un'idea che affonda le sue radici nel mondo greco e che aveva già trovato nel pensiero aristotelico la sua più compiuta elaborazione.