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Tredici racconti, tredici visioni di società corrose, fondate sull'oppressione e la violenza, popolate da donne distrutte e uomini deboli, da creature d'incubo e orrori quotidiani: Camilla Grudova crea mondi paralleli surreali e grotteschi, in cui il terrore e la mostruosità convivono con una feroce ironia. Leggendo questi racconti, il lettore si trova incollato alla pagina, catturato da una suspence che fa presagire l'orrore e lo nasconde negli elementi inquietanti che ricompaiono periodicamente creando un filo rosso attraverso la raccolta: bambole, macchine da cucire, lattine, specchi. Distopie percorse da una vena femminista che rimanda a Margaret Atwood e Shirley Jackson, ma in cui si ritrova una voce assolutamente originale, che incalza e cattura, trascinando nell'incubo con disincantata e secca ironia.