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La danza è la madre delle arti. Così la descrive Curt Sachs: madre delle arti, eruzione di forze represse, estasi del corpo che fa l'uomo partecipe dell'aldilà, del mondo dello spirito e di dio. Non sorprende che Siva crei il mondo danzando, che dalla danza rituale i cinesi facciano nascere i pianeti e l'armonia dell'universo, che persino la teologia ebraico-cristiana altrimenti ostile a questa forma d'espressione del sé - rappresenti la visione dei giusti in una danza sacra intorno al trono sfolgorante di dio. Pubblicata a Berlino nel 1933, alla vigilia della promulgazione delle leggi razziali che valsero l'esilio al suo autore, "Storia della danza" rimane ancora oggi un'opera insuperata dal punto di vista della trattazione teorica e della formulazione normativa. Curt Sachs si muove con sicurezza dalle danze convulse - intese come identificazione con l'animalità e graduale distacco da questa a quelle folkloriche, dall'Africa all'Australia, dall'antichità greco-romana al ventesimo secolo, in cui la danza si spoglia degli elementi mitici e cultuali per divenire spettacolo e divertimento. Con chiarezza ed esaustività, Sachs descrive procedimenti coreutici, gesti, passi, ritualizzazioni, occasioni e funzioni di quest'arte, attento a cogliere di ogni snodo le più sottili trasformazioni stilistiche e le metamorfosi sociali che lo accompagnano. Prefazione di Diego Carpitella.