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Non bisogna avere paura della mafia. La mafia non esiste. Non esiste più. L'antimafia ha vinto. O forse no: forse la mafia c'è ancora, solo che è diversa. È mutata come un virus. Cosa Nostra non esiste. Ora c'è un'altra Cosa. Più grande. Eterea. È Cosa grigia. Si è insinuata in ogni angolo della società, e noi non ce ne siamo accorti. È nel bar in cui facciamo colazione la mattina. È nel Convegno sulla legalità in cui parlano le persone per bene. È nel Compro Oro in cui abbiamo venduto la nostra fede: l'amore finisce, mica come questa nuova Cosa, questa Cosa grigia. Sembra incredibile, Cosa grigia è anche dove nessuno se l'aspetterebbe: è nell'antimafia. È una Cosa che assomiglia alla mafia, certo: ma non ha padrini, non ha "famiglie", né mandamenti; si muove in uno spazio oscuro, crepuscolare, tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Fa della legalità flessibile il suo grimaldello. È una Cosa grigia che, come un parassita, si è insinuata a fondo nella vita del paese, ne ha succhiato voracemente la linfa. È passata l'era dei Totò Riina, dei Bernardo Provenzano e dei Matteo Messina Denaro: ora si agisce alla luce del sole, in modo ordinato, composto. Nelle valigette eleganti, Cosa grigia non ha pistole, ma tablet dell'ultima generazione: è grazie all'estesa rete di relazioni che questa Cosa prospera. Sa come arricchirsi: non ha bisogno di estorcere soldi, se li fa consegnare direttamente dallo Stato.