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Lorenzo Teràn è un buon presidente ma abulico. Il capo di Gabinetto è servile, corrotto e sedizioso. Il ministro degli interni è un uomo il cui stile morigerato fa da contraltare a una grande ambizione. Il colto e severo generale Mondragon von Bertrab è il custode di quella fragile stabilità che impedisce al paese di precipitare in una guerra civile, e soprattutto è l'unica persona in grado di tenere a freno il capo della polizia. Il Vecchio dei portici, che dispensa saggezza, nasconde un prigioniero illustre che potrebbe ribaltare gli equilibri politici. Tutti diversi, ma tutti in lotta per lo stesso obiettivo: la successione alla presidenza, conquistare il trono dell'aquila. Solo una donna si ritrae da questa lotta, perché ne è lei stessa la burattinaia. In un paese rimasto all'improvviso senza telefoni, fax, e-mail, computer, rete, satelliti, l'élite politica è costretta a ricorrere alla comunicazione epistolare. Parole che non dovrebbero essere neanche pensate si riversano copiose nero su bianco. Ed è proprio in forma di romanzo epistolare che si snoda una vicenda di corruzione, ambizioni, segreti politici e speranza.