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Partendo dall'esame di ogni scheggia documentaria superstite questo studio mira a catturare la dimensione politica, antropologica, comunicativa al cui interno la poesia di Saffo è stata elaborata. Un rilievo particolare assume in questa chiave la questione del pubblico a cui la poetessa si rivolgeva di persona o per bocca di un coro formato da giovani ragazze che ella stessa aveva provveduto a istruire nel canto e nella danza. L'individuazione di un tale gruppo in quanto sodalizio impegnato, in concorrenza con cerchie dirette da altre figure femminili, in un percorso paideutico che andava dagli albori dell'adolescenza al tempo delle nozze rimanda infatti, al di là della dimensione del privato, a occasioni cultuali e festive di vario segno e orientamento che facevano da cornice e da contesto all'esecuzione di questi canti. Ma se l'immagine vulgata di una Saffo intimista che confida a poche adepte le proprie emozioni si dimostra incompatibile sia con i testi superstiti sia con la documentazione letteraria e figurativa, l'aggancio con l'hic et nunc dell'occasione e le esigenze di una comunicazione felice non impedivano alla poetessa di Mitilene di avventurarsi in zone inesplorate della psiche e di dare forma a inquietudini annidate nella sua condizione di maestra e di donna.