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"Beppe Mariano è arrivato al pieno della sua maturità. Il suo centro gravitazionale è dato dal Monviso, triangolo isoscele perfetto, dal cui costato prende le mosse il nostrano placido Don: è il Po, che nutrendosi dei suoi affluenti di destra e di sinistra, ricorda la geografia che abbiamo imparato sui banchi di scuola. Mariano però, non è solo il custode dei rubinetti di questa sovranità fluviale, ma delle pendici di questa strana piramide che, nel treno delle Alpi, ha a che fare con l'ex fratello siamese, il Cervino. Con i suoi versi, il poeta cuce la nostra lingua al tessuto occitano. Le greggi sono lì per dimostrare antiche memorie e stupore per il presente. La lingua poetica di questa raccolta passa dall'agile disponibilità di un ricco dizionario proprio, allo spedito corpo a corpo semplificato della storia odierna che incalza. Si sente ancora l'eco dei passi degli elefanti di Annibale, braccata però dal diluvio universale dei popoli che ad accatastarsi, dalle metropoli, giungono fin lì. La magia del paesaggio, allora, si embrica con l'instabilità del presente e l'incertezza del divenire. L'autore, che non trascura qualche rapida incursione nell'ironia, non rinuncia a nulla né della storia né del leggendario. Certo, le sardine hanno scalato la montagna ma il Monviso, per il quale Mariano ha scritto le poesie più belle dedicategli nel nostro tempo, annota tutto sui versanti che diventano delicate tavole della narrazione di un nostro discreto quanto singolarissimo nord". Guido Oldani