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L'ingresso delle truppe di liberazione jugoslave nella Venezia Giulia, il regime di democrazia popolare da esse instaurato, le azioni repressive intraprese verso gli oppositori sloveni e italiani turbarono anche l'animo di quanti, pur avendo salutato con speranza le brigate liberatrici, non videro un rapido ritorno a condizioni di normalità dopo anni di sofferenze e di terrore. I più colpiti furono alcuni ceti sloveni e croati, mentre i più delusi furono gli intellettuali che avevano seguito con trepidazione l'avanzata delle truppe anglo-americane da un lato, e delle formazioni partigiane dall'altro. L'opera di Novak ricerca le cause e le origini di queste illusioni e del rifiuto finale, ma soprattutto esamina - basandosi su una ricca letteratura jugoslava anche non comunista - la situazione storica delle minoranze slovene e croate. Nel considerare la questione giuliana sotto questo profilo, l'autore chiarisce in particolare gli atteggiamenti assunti fra il 1945 e il 1947 da quella parte della popolazione slovena e croata della regione che non aderì al comunismo, sottolineando come - accanto al massiccio esodo degli italiani da Pola - si collocasse quello di sloveni nell'alta valle dell'Isonzo.