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Carmine Senise (Napoli 1883-Roma 1958) fu capo della Polizia dal 1940 al 1943 durante il regime fascista e poi, per un breve periodo dopo la destituzione di Mussolini, con il governo del maresciallo Badoglio. Entrato per concorso nell'amministrazione del ministero dell'Interno nel 1908, poté seguire da un osservatorio privilegiato gli eventi cruciali che portarono alla nascita del fascismo e alla marcia su Roma. Promosso prefetto nel 1932, nel 1940 subentrò ad Arturo Bocchini ai vertici della Polizia e si trovò nell'occhio del ciclone suo malgrado, ad affrontare enormi problemi di tutela dell'ordine pubblico e di gestione dei rapporti con il Duce, il re, i gerarchi e la Milizia, fino alla sua partecipazione al colpo di stato del 25 luglio 1943. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, fu tra i pochi comandanti militari che scelsero di rimanere a Roma, decisione che pagò con la deportazione: il 23 settembre fu arrestato dalle SS alla presenza del capitano Priebke e trasferito dapprima a Dachau e poi nel campo di sterminio di Hirschegg, in Baviera. Tornato in Italia dopo la Liberazione fu accusato di favoreggiamento del fascismo, ma fu assolto dalla Corte speciale d'Assise di Roma. Edite per la prima volta nel 1946, in epoca molto vicina agli eventi narrati, le memorie di Senise raccontano in modo dettagliato e lucido gli eventi di cui fu un testimone chiave e mostrano come abbia sempre cercato di preservare il ruolo autonomo della Polizia rispetto al regime.