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Il surrealismo di un artista milanese. La libertà, si sa, ha un prezzo altissimo, anche nell'arte, un microcosmo solo in apparenza aperto, tollerante, indipendente. Chiarini Boddi, totalmente partecipe del suo tempo, anziché adeguarsi a scorciatoie stilistiche ha sempre dialogato con il divenire di neoavanguardie e nuove tendenze offrendo una sua peculiare visione: lo ha fatto negli anni della diffusione della Pop art e del Graffitismo, misurandosi però con linguaggi con i quali, almeno parzialmente, avvertiva qualche contiguità, sul terreno, per intenderci, della pittura e dell'immagine. Oggi potrebbe prendere atto come certe pratiche, a lui assai familiari, persistono nonostante le numerose morti frettolosamente annunciate: si continua a dipingere, il collage (bastava visitare la fiera di Basilea del 2019) ha ritrovato una sua necessità storica, oltre a nuovi autori e sostenitori; lo stesso rapporto tra arte e decorazione (e con l'arte decorativa in quanto «cavallo di Troia» per propagare necessari, urticanti virus - se n'è accennato a proposito dei «Muri» di Chiarini Boddi, che purtroppo, a parte la personale del 2001 all'Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, hanno avuto pochissime occasioni espositive) è oggi di straordinaria attualità [...]. Le parole dedicate a Chiarini Boddi da Maurice Henry, artista e scrittore molto a suo agio negli inafferrabili territori dell'immaginario e della poesia (geografie dell'anima riservate a pochi), sono allora le più adatte a presentare questo libro, omaggio a un pittore che seppe portare alla luce «non soltanto il sogno interiore, ma l'interiorità stessa di questo sogno». Franco Fanelli