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Così lontani, così vicini. Sono Vasco Bendini (Bologna, 1922) e Matteo Montani (Roma, 1972), i due artisti a cui questo volume è dedicato, in occasione della mostra presentata a Chieti, al Museo Palazzo de' Mayo della Fondazione Carichieti. Nel 2012 Bendini, riconosciuto dalla critica come uno dei padri dell'informale italiano, ha festeggiato novant'anni mentre Montani, artista di spicco fra gli emergenti italiani, ne ha compiuti quaranta. Così, è nata l'idea di questo incontro fra due artisti separati da ben cinquant'anni ma vicini per una comune visione originaria, cosmogonica, sorgiva. Come scrive Gabriele Simongini, curatore della mostra e del catalogo, i lavori di Bendini e Montani sono animati da "un soffio vitale che è anche pneuma, respiro, aria e che ci appare come una sorta di principio originario inveratosi in immagini sorgive. Le loro opere, nel complesso, sono forse sismografi, elettrocardiogrammi dell'universo, della natura naturans che racchiude e innerva anche la loro interiorità. Bendini e Montani, in qualche modo, sono forze della natura ma simili a un tramonto, all'alba, a una natura generatrice più che a quella matrigna e distruttiva".