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Le idee vincenti, nel lavoro scientifico, non sono necessariamente quelle che riscuotono un successo immediato, ma quelle che resistono nel tempo. A questo riguardo, non è cosa facile valutare le idee innovative e rivoluzionarie di Keynes. In termini di politica economica il loro successo è stato immediato. In termini di teoria economica non sono riuscite a ottenere una diffusa accettazione. Perché è accaduto, ad esempio, dopo un periodo di grande successo, in cui quasi tutti gli economisti sembravano gloriarsi nel definirsi "keynesiani", che la sua teoria economica non riuscì a imporsi, fino a venire re-interpretata in modi distanti dalle intenzioni originarie, per poi venire addirittura espunta, negli ultimi decenni del secolo, dai più diffusi manuali di economia? Come si spiega oggi lo sconcerto di economisti, operatori, uomini di governo, che, di fronte all'improvviso scoppio di una nuova crisi economica e finanziaria, imprevista e incompresa, di dimensioni paragonabili a quella del 1929, si affrettano a richiamare Keynes? La tesi di questo volume, strutturato in tre parti, è che le impostazioni date all'inizio da Keynes e dai suoi collaboratori e allievi erano nella direzione giusta e tuttavia non sono sufficienti. La "rivoluzione" alla quale Keynes, e i "keynesiani", in senso lato, hanno nel loro insieme mirato è rimasta incompiuta. È ancora da conseguire ed è possibile farlo.