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È innegabile. Chi vive oggi, tra il XX e il XXI secolo, affronta più di un disagio nel rapportarsi alla morte. Lo spaesamento nella relazione con chi ha subito una perdita, l'imbarazzo a visitare un amico morente, il terrore di arrivare alla fine della vita non autosufficienti sono tutti indizi del fragile rapporto tra noi e l'idea della morte. Marina Sozzi rilegge la 'rarefazione' della nostra cultura funebre alla luce delle categorie antropologiche, ne ricerca le ragioni storiche e indaga i modi in cui la società è comunque riuscita a far fronte al trauma della morte, chiamando in soccorso 'supplenti' d'emergenza: la medicina, che si è presa cura dei morenti negli ospedali, la psicoanalisi e la psicologia, che hanno costruito il paradigma del 'lavoro del lutto'.