Tab Article
La democrazia elettronica è un sogno alimentato dallo sviluppo vertiginoso delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione: la possibilità di generare un radicale cambiamento delle democrazie, trasformandole da sistemi basati sulla rappresentanza a sistemi centrati sulla partecipazione diretta alle scelte politiche. Un sogno, tuttavia, che rischia di essere al tempo stesso un equivoco: le nuove tecnologie, se da un lato includono e promuovono la partecipazione, dall'altra escludono e dividono. Internet, il web e i nuovi media hanno certamente creato nuove forme di relazione, tanto fra i singoli cittadini quanto fra questi e i loro governi, in particolare a livello locale. Il grave limite di questa rivoluzione sta tuttavia nel grado reale della sua accessibilità: sotto il nome di "digital divide" si celano nuove pericolose forme di esclusione, di tipo sociale e comunicativo. Il divario infrastrutturale ed economico tra paesi ricchi e poveri del mondo si traduce nell'impossibilità di questi ultimi di "agganciarsi" alla rete globale. Ma anche all'interno degli stessi paesi ricchi le possibilità individuali di accesso sono fortemente limitate dal divario generazionale come da quello sociale e culturale. Daniele Pitteri compie in queste pagine un viaggio attraverso un tema al centro del dibattito più recente: si può davvero parlare, oggi, di "democrazia elettronica"?