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C'erano due Marx. Uno era il famoso profeta dell'utopia comunista e dell'imminente crollo del capitalismo. L'altro era il quasi ignorato scienziato sociale che, al contrario, subordinava la nascita di una forma superiore di società alla diffusione globale del capitale. Liberando il Marx scienziato dall'utopista, la sua teoria si riafferma come la più profonda analisi dei capitalismi che da cinque secoli conquistano il mondo con i commerci, la scienza e la violenza. E spiega perché l'impetuoso sviluppo della ricchezza guidato dal profitto generi anche estreme disuguaglianze, violenti antagonismi e devastazioni ambientali. Da un miliardo e mezzo di persone al tempo di Marx siamo esplosi a sei miliardi, di cui metà è preda della miseria.