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La dottrina delle categorie costituisce uno dei capisaldi del pensiero aristotelico. Nata dal perfezionamento della dialettica del tardo Platone, essa sancisce il rifiuto della separazione degli universali e delinea una concezione della realtà caratterizzata dalla multivocità dell'ente e dal primato della sostanza individuale. Alla valenza ontologica delle categorie si connettono anche una valenza logica e una valenza linguistica, che solo astrattamente possono essere disgiunte nella genesi e nella delineazione del significato di questa teoria. Il trattato, pur mancando di un'unità letteraria, presenta una compattezza dottrinale. I capp. 1-3, con le nozioni di omonimia, di sinonimia, di paronimia nonché di predicazione essenziale e accidentale, forniscono i presupposti per la formazione delle categorie; i capp. 4-9 elencano 10 categorie e studiano analiticamente quelle della sostanza, della quantità, dei relativi e della qualità; i capp. 10-15, la sezione più antica dell'opera, utilizzano una primitiva nozione di categorie nello studio dell'opposizione, dei significati di anteriore, di simultaneo, di avere e del movimento.