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La questione è sempre quella: "La guerra è una cosa troppo importante per lasciarla ai militari". Se non mancano studi sulle relazioni fra civili e militari per la storia dell'Italia liberale e del regime fascista, mancava una ricerca per il periodo della Repubblica. In questo volume è in particolare preso in esame come il Parlamento abbia svolto la sua funzione di controllo nei confronti delle forze armate. Da un lato le principali leggi di indirizzo e di spesa, che hanno impegnato il Parlamento in ampie discussioni pubbliche, e dall'altro lato la più minuta attività delle Commissioni parlamentari, il cui lavorio spesso sfugge ai riflettori e all'attenzione dell'opinione pubblica, sono l'oggetto di questo volume. Il primo, a parte precedenti analisi di taglio politologico, a prendere in esame questa materia da una prospettiva storica. Le conclusioni dell'autore non sono ottimistiche. La funzione di controllo delle forze armate che il Parlamento, le commissioni parlamentari e i singoli parlamentari interessati o a questo dedicatisi avrebbero dovuto svolgere è stata troppo spesso frenata. Ora il clima della Guerra fredda, ora una ridotta preparazione del ceto politico nell'età postbipolare non hanno messo il Paese, il governo, l'opinione pubblica in grado di poter controllare i militari. Introduzione Nicola Labanca.