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Nella narrativa degli Scapigliati si distingue in maniera spiccata e trasversale il genere del "racconto d'artista", incentrato sulla crisi dell'intellettuale di fronte alle contraddizioni della cultura moderna. Gli Scapigliati sono i primi in Italia a riconoscere la "perdita d'aura" subita da ogni valore d'arte con l'avvento dell'industrialesimo capitalista. Perciò rivendicano il valore di scambio della comunicazione letteraria, nel confronto spregiudicato con il pubblico borghese. Tarchetti, Dossi e compagni riescono a raffigurare il male dell'arte e insieme il male del mondo, proprio perché tentano essi stessi le vie di un'arte nuova. Trascorrendo dal melodrammatico all'umoristico, dal patetico al perturbante - come testimoniano le narrazioni raccolte in questa antologia - gli Scapigliati raccontano con intensità il ripensamento della funzione estetica tradizionale e mettono in scena la dialettica fra coscienza artistica e scienza positiva all'alba della modernità nazionale.