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Opera ambientata tra gli operai edili in una Milano in ascesa capitalistica e che fa perno su una prospettiva dichiaratamente socialista, il romanzo apparve per la prima volta in dispensa nel 1894 sul "Tesoro delle famiglie italiane", rivista strettamente connessa con le edizioni della nuova "Farfalla" (fascicoli 46-52), dopo una gestazione e una vicenda editoriale piuttosto travagliate. La stesura va tuttavia retrodatata di parecchi anni sulla base di una lettera (rinvenuta dal curatore Paolo Croci) ad Arcangelo Ghisleri presso la sede bergamasca di "Cuore e critica" in data 29 dicembre 1888. In quell'occasione Beatrice Speraz faceva orgogliosamente osservare al suo destinatario come le ostilità di certa critica non le avessero tolto "la voglia di lavorare"; a riprova, non solo comunicava l'inizio della pubblicazione, sulla "Tribuna", del Romanzo della Morte, ma annunciava di aver intrapreso la stesura del La fabbrica. Difficile dire se, dopo l'inizio entusiastico testimoniato dalla lettera a Ghisleri, l'autrice fosse stata costretta da più pressanti impegni pubblicistici ad accantonarne la stesura per qualche anno. La presente edizione de La fabbrica, grazie alla accurata revisione del testo da parte del curatore, ristabilisce il testo originario senza omissioni o imprecisioni.