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L'autore, che scrive nella seconda metà degli anni Trenta, narra le proprie vicende legate alle campagne della guerra di Libia e della Prima guerra mondiale, precedute da una breve memoria sulla formazione operaia nell'emigrazione. Nel riferire puntigliosamente di episodi di guerra, pur in assenza di spunti retorici o moralistici, l'autore vuol mostrare come si sia impartita al popolo italiano, nel corso di un decennio decisivo per la conferma dell'unità nazionale, la cultura sanguinosa della nazione armata, ma anche di quale pasta è fatto un proletario che mantiene viva la coscienza di sé e della propria dignità. Il volume costituisce una fonte primaria per esaminare dall'interno il segno lasciato sulle classi popolari dalle guerre combattute in un'epoca in cui gli eserciti non eran composti da professionisti, ma da cittadini-soldati a cui veniva man mano rilasciata, pur con gravi omissioni, reticenze e negligenze, una formazione "alle armi" che portava infine al combattimento e al sacrificio estremo.