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Il libro ricostruisce il percorso intellettuale di Guido Davide Neri (1935-2001), fenomenologo e docente di filosofia teoretica, dagli anni della sua formazione nella Milano di Banfi e Paci, all'esperienza di Praga alla scuola di Kosík e Patocka, all'insegnamento di filosofia teoretica a Verona dal 1968 al 2001. Tenendo conto dei caratteri e dell'evoluzione del suo pensiero, il libro si concentra sull'analisi della sua filosofia politica e della storia, prendendo le mosse dalla sua riflessione critica degli anni Sessanta e Settanta nei confronti dell'avventura del socialismo esteuropeo e mostrando come dai primi anni Ottanta, con la diagnosi del fallimento del "socialismo reale", Neri si sia confrontato con altre filosofie della storia, al fine di far vedere la loro maggiore capacità, rispetto al materialismo storico, di offrire strumenti per comprendere il senso e i mutamenti dei tempi. Si giunge così agli scritti successivi all'89, nei quali Neri si misura con la precarietà e l'indecisione del nuovo, elaborando, tra l'altro, analisi sul tema dell'Europa e sul rapporto tra teoria e prassi, che risultano ancor oggi di grande interesse.