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Per secoli, nei paesi di lingua tedesca, durante la messa di pasqua il sacerdote suscitava l'ilarità dei fedeli dicendo e facendo vere e proprie sconcezze dall'altare. Di fronte ad un fenomeno come questo, di vivo interesse per un'analisi sia antropologica che teologica, l'autrice si pone una domanda: è possibile che il risus paschalis fosse segno di una realtà sacra? Segno rimasto a livello popolare, appesantito da condizionamenti culturali, ma pur sempre segno di una realtà vera. La quale, non trovando spazio all'interno della chiesa "colta", permaneva quasi sotterranea nel popolo di Dio e, come una possente radice che spezza la coltre d'asfalto che la ricopre, faceva spuntare una germoglio vivo e vitale. Ebbene sì: per Jacobelli quella realtà sacra è il fondamento teologico del piacere, e soprattutto del piacere sessuale.