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Sin dagli albori della storia, l'uomo avverte dentro di sé, benché non come sua, la «voce della coscienza», che lo sprona o lo frena quando pensa di fare qualcosa, lo accompagna o lo incalza mentre sta facendo qualcosa, lo giudica e soprattutto lo rimprovera dopo aver fatto qualcosa. A chi appartiene la voce della coscienza: a se stessi o ad altri? E se ad altri, forse a Dio? Questa domanda, così antica eppur sempre nuova, così universale eppur così personale, è posta a tema in questo libro, nato dalla sofferta inquietudine e dall'irresistibile fascino che il mistero della coscienza suscita nel campo della teologia morale.Nel confronto critico, attentamente ricostruito, con le più classiche e incisive concezioni elaborate in ambito scientifico, filosofico e teologico, viene proposta un'interpretazione della coscienza morale che, superando la riduzione a una sola delle sue dimensioni, antropologica o teologica, come pure ovviando al loro semplice accostamento, la interpreta come «fenomeno relazionale», dovuto cioè alla relazione tra lo Spirito divino e la libertà umana. La sintonia o distonia della libertà nei confronti dello Spirito è ciò da cui origina il mistero della coscienza morale, la quale può essere meglio compresa come l'eco dello Spirito riflessa dalla libertà.