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L'opera è un'analisi critica e teologica degli asserti principali dell'antropologia contemporanea. Il dialogo critico con le voci della cultura contemporanea, infatti, è necessario oggi più che mai, per la situazione di diaspora culturale in cui il cristianesimo vive ed opera, per il policentrismo culturale che ha messo in crisi la pretesa di unicità e di validità universale della razionalità eurocentrica, e per l'accresciuta potenza di costruzione e di distruzione che la scienza e la tecnica hanno conferito all'uomo di oggi. Il volume è diviso in due parti. La prima analizza l'antropologia della modernità, mentre la seconda prende in esame le principali caratteristiche dell'antropologia della postmodernità, che è delineata come un'antropologia che indebolisce le concezioni di Dio, dell'uomo e del mondo. La conclusione del volume è che, se si parte da una razionalità teologica aperta al mistero, è possibile giungere ad una concezione dell'uomo "altra" e diversa, ereditata dalla tradizione ebraico-cristiana e centrata sulla categoria fondamentale dell'uomo come immagine di Dio.