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Piramidi erette verso il cielo, tombe scavate nella profondità della terra, sarcofagi, mummie, libri dei morti e rituali funerari infiniti sono all'origine dell'idea che l'Egitto fosse il più prossimo dei portali di accesso al mondo dei morti. Dietro questo Egitto si nasconde una società di gente comune, che se non trovò spazio in discussioni teologiche e testi religiosi, d'altro canto viveva di cose concrete e quotidiane come possono essere il pane per mangiare o il denaro per vivere. E queste persone erano solite scrivere ai propri defunti per ottenere beni materiali, per questioni di denaro, di eredità, di furti, di malattie, tradimenti, salute, fecondità, ecc. In queste lettere non c'era nulla di solenne; erano lettere irriverenti che venivano deposte nelle tombe, riaperte di continuo a ogni nuova richiesta, e miravano a scuotere il defunto dal suo sonno eterno. Nell'antologia curata da Gianluca Miniaci, oltre a lettere di questo tipo sono raccolti e commentati altri testi che raccontano di fantasmi, di morti e di spiriti, di formule di protezione e metodi per respingere i fantasmi, e anche una storia "senza fantasmi" in cui l'anonimo autore, disilluso da un mondo ultraterreno che non si vede, s'interroga sulla reale prosecuzione della vita oltre la morte.