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"È a Vienna che nacque la polemica che avrebbe aperto alla modernità. L'ornamento è un "crimine" come scriveva Adolf Loos, o uno "stile" come affermava l'Art Nouveau?". E rozza e barbara incompetenza realizzativa oppure è un'astrazione, "un bello libero" che fornisce il paradigma della creazione? Per l'autrice di questo libro che vuole "articolare momenti di vita e di pensiero", e dunque viaggia tra pensieri, opere, luoghi, città e arte, così parlando di filosofia dell'estetica in modo nuovo, un bilancio di tutti i dibattiti, che quell'alternativa ha suscitato, non soltanto dà torto a Loos. Oggi, che il presente l'ha del tutto riabilitato e l'ornamento "è diventato vita, ciò che è sempre stato fin dalle origini", si può meglio mettere in rapporto la modernità con i primi alfabeti plastici dell'uomo così come con le grandi culture e con gli stili di ornamento occidentali e non occidentali. Un ponte nel tempo e nello spazio che supera in tal modo il doppio pregiudizio che ha condannato per secoli l'ornamento: la sottomissione del bello al vero ontologico, e l'identificazione dell'ornamentale con l'esotico, con l'altro, il femminile, "l'orientale". Introduzione di Gianni Puglisi.