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È un organismo vivo questa biblioteca piena di fantasmi di Jacques Bonnet, collezionista di volumi, editore e traduttore. Parla dei libri come di vecchi amici, illustra gli infiniti metodi per classificarli (alfabetico, per formato, genere, colore, lingua, rilegatura, paese...), predilige ripiani in legno piuttosto che vetrine che impediscono ai libri di respirare, ignora la polvere, ci rassicura che non è necessario aver letto tutti i libri che si posseggono. Racconta dei romanzi in cui protagonisti sono i libri, di biblioteche distrutte - Alessandria, Dresda, Sarajevo - di collezioni private andate a fuoco o svendute da famelici eredi. Rievoca il suo incontro con Pontiggia con cui progettava una associazione di collezionisti (ma dovevano possedere almeno 20.000 volumi), e del disagio provato a casa di Leonardo Sciascia vedendo una edizione completa del Journal dei Goncourt che lui, francese, invece non aveva. Si interroga, infine, sul senso delle grandi collezioni nell'epoca di internet e delle consultazioni a distanza.