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A un certo punto della sua vivace trattazione del sogno, Maurizio Bettini cita Paul Valéry: "II sogno è un fenomeno che noi osserviamo solo durante la sua assenza. Il verbo 'sognare' non ha il presente". La frase potrebbe fare da epigrafe al libro. Qui infatti si tratta della scienza del sogno, nell'antichità ma con continue incursioni nelle concezioni più moderne per evidenziare lasciti e influenze. Il fatto è che l'esperienza onirica costituisce la forma di conoscenza più ambigua e impalpabile che ci sia, perennemente in fuga tra lo sperimentalismo e la filosofia, la psicologia e la letteratura, ma anche lambita dall'arte divinatoria e la magia: perché in ultima analisi non è affatto scontato che il sogno debba avere legami con il passato ma con il futuro non possa. Ciò ha liberato nella storia il gioco delle ipotesi più gaie e ardite, nel cui moltiplicarsi coinvolgersi e complicarsi questo saggio, agilmente, si immerge. Guidato da una tesi, non proprio rassicurante: che tanto la realtà indirizza i sogni, altrettanto i sogni indirizzano la realtà.