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"Michelangelo era morto da pochi mesi, quando venne pubblicato un volumetto che all'epoca fece scalpore. Era uno scritto del teologo Andrea Gilio, intitolato 'Due dialoghi degli errori dei pittori'. Fondamentalmente il bersaglio era Michelangelo, che forse egli mai avrebbe osato criticare così esplicitamente in vita». Prosegue, dopo il primo volume "Da Gioito a Leonardo", con questo "Da Raffaello a Caravaggio", il viaggio dello storico Strinati nell'attività di chi produsse arte. L'indagine è fatta, per dir così, guardando dal basso: sono rintracciate le circostanze quotidiane, di cultura e di tecnica ma anche psicologiche e politiche, dell'ambiente in cui si formava l'attività professionale dell'artista. Quindi, oltre e più che i grandi, scorrono in quadri animati i moltissimi dimenticati dall'inevitabile lavorio del tempo, pur eminenti e indicativi dell'epoca loro. E soprattutto rivivono, di questo Cinquecento così mosso da un ideale di unità di arte e scienza e di identità tra artista e dotto, i dibattiti e i trattati che influenzavano il mestiere quotidiano. Per esempio, la allora questione prevalente: qual è il ruolo dell'artista? chi ha il diritto di giudicare l'arte?