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Se Cesare è un grande condottiero lo è in quanto sa spingere fino in fondo una meditazione lucida sulla libertà e le sue illusioni, con quella stessa volontà e intelligenza che, in tutto il libro, viene attribuita al poeta Catullo. Il rapporto tra il poeta e il dittatore, centrale per tutto il lungo racconto che accompagna l'ultimo anno di vita di Cesare, si svolge come un confrontarsi di ragioni diverse, ma che trovano entrambe la propria verità su una superiore coscienza che sa i propri limiti: che è poi, sembra suggerire Thornton Wilder, parte del fascino e del segreto del potere.