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Ai dirigenti titolari degli organi amministrativi va assicurata una condizione di indipendenza soggettiva nei confronti del potere politico. La ratio di questa tesi, sviluppata nel volume, consiste nel ritenere l'indipendenza soggettiva un presupposto necessario per salvaguardare l'effettività della riserva dei compiti di amministrazione concreta e gestione in capo alla dirigenza e per dare effettiva realizzazione, per questa via, al canone costituzionale dell'imparzialità. Il percorso si articola su tre snodi argomentativi: il chiarimento della nozione di indipendenza soggettiva, nei suoi caratteri sistematici e nelle sue costanti; il ruolo dell'indipendenza soggettiva nell'economia del modello della distinzione; l'ambientazione di tale modello alla luce delle principali rappresentazioni teoriche della funzione amministrativa, ciò che consente di verificare la concreta praticabilità della riserva dei compiti in capo alla dirigenza (soggettivamente indipendente) rispetto alle esigenze di tenuta e di effettività dell'indirizzo politico-amministrativo. A coronamento di questo percorso, l'indipendenza soggettiva viene coerentemente applicata quale criterio di riferimento nel modulare la relazione organizzativa tra gli organi di indirizzo e gli organi di gestione. Così configurata, l'indipendenza dei dirigenti pubblici risulta presupposto utile ad innescare le dinamiche proprie del modello della distinzione, fino ad oggi in larga misura eluse.