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Lo sguardo di Andrea Milesi si dispiega su un paesaggio di confini. Il territorio che sanciva il limite tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia, inciso dalle valli bergamasche verso la Valtellina e le Prealpi Orobie, si dispone tra piana e monti, tra città e paesi, tra valli e valichi; la ricerca di quel paesaggio deve necessariamente entrare in profondità, nella sequenza di punti sensibili in cui è possibile comprendere i passaggi di stato. La visione dalle cime oppure dalla pianura che percorre l'orizzonte paesaggistico del territorio di progetto, si alterna allora con l'immersione nell'interno dei luoghi cercati: nelle crepe tra le murature abbandonate, nei sentieri inghiottiti dalla vegetazione, nei tagli di luce polverosa dalle fessure tra le lastre dei tetti, nelle stalle e nelle stanze ancora abitate dalla lavorazione del formaggio; sin dentro la roccia e la terra che sedimentano e plasmano declivi, orridi, piani e crinali. Si compone in tal modo una ricerca attraverso il grande orizzonte che evoca l'indagine cézanniana fatta di segmenti, di strati, di "frammenti"; fatta della materia delle rocce, della vegetazione, della luce.