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Rivisitazione aberrante della ricerca del padre della Telemachia omerica, Pedro Páramo di Juan Rulfo è indubbiamente uno dei capolavori narrativi non solo della letteratura messicana e latinoamericana, bensì della Weltliteratur. A ragione, perciò, Gabriel García Márquez poteva apertamente confessare come, durante tutto l'anno successivo alla sua scoperta e lettura vorace dell'opera di Rulfo, non fosse più stato in grado di leggere altro. La presente monografia, riscattando il romanzo rulfiano da letture regionalistiche incentrate sulla mexicanidad e da interpretazioni miticosimboliche, da un lato ne mette in risalto l'inedita radicalità dello stravolgimento di quello che Giancarlo Mazzacurati definiva «il gran corpo del padre» del romanzo tardo ottocentesco; dall'altro, alla luce della visione allegorica della modernità mutuata da Walter Benjamin, ne mostra la natura di analogon semiotico dell'inferno della merce consolidatosi nel corso del Novecento avanzato.