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Con "Max Scheler. Rivelazione, religione, visione del mondo", terzo volume dell'Opera omnia, Vincenzo Filippone-Thaulero ci consegna una sorta di testamento filosofico. Se da un lato riconosce il suo debito nei confronti di uno dei maggiori filosofi del novecento, dall'altro non può fare a meno di prendere le distanze da un pensiero che cerca insistentemente un «fondamento assoluto del mondo» sganciato dalla realtà concreta, finendo per sancire con il «no» ascetico alla vita dell'ultimo periodo la disfatta dell'uomo che aveva puntato tutto sull'autonoma capacità di connettere gli atti spontanei della psiche agli «oggetti» di valore. Molti sono gli ostacoli presenti su questo cammino: il giudizio erroneo sulla rivelazione cristiana fa credere a Scheler che l'impotenza biologica, associata all'impoverimento dei valori sacri, si possa curare con il potenziamento delle facoltà superiori dello spirito rivolte alle essenze metafisiche; l'esperienza religiosa di Dio non può limitarsi alle figure-modello dei Santi che compiono atti personali dotati di valore, ma riguardano tutti gli uomini indistintamente; il persistere del metodo fenomenologico impedisce di «vedere» correttamente il farsi reale di Dio, in molti casi ridotto ad un modello esemplare assiologico, astratto e lontano. Il chiarimento teoretico offerto da Filippone-Thaulero si inserisce nel progetto di una riforma complessiva della conoscenza filosofica, a partire dalla stessa esperienza religiosa di Dio, che non riguarda la semplicità dei sentimenti naturali. Se è vero che «ogni sapere su Dio proviene da Dio», va ripensata la stessa relazione tra l'uomo e l'apertura del Darsi-Origine. La conoscenza autentica si riconosce dalla con-sistenza della risposta umana all'abbandono immacolato di Dio. Dalla cui fonte è istituita la libertà profetica del mondo rivolto al «nuovo». Presentazione di Vincenzo Di Marco. Introduzione di Giovanni Ferretti.