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Lo scopo di questo contributo è di mostrare come il passaggio dal cosiddetto secolarismo moderno all'epoca post-secolare apra nuovi scenari in ambito politico e istituzionale. Se la modernità è stata la stagione in cui il politico ha assorbito il teologico o lo ha respinto, il postmoderno, che si dà come "post-secolare", potrebbe capovolgere i termini del confronto. Lo Stato procedurale è sempre meno compreso, non riflette in modo compiuto l'alterità presente nella società e la tensione alla trascendenza. Il percorso che ha condotto alla stesura del volume ha attraversato tappe apparentemente distanti: a partire da un lungo approfondimento della filosofia di Hobbes si è giunti ad analizzare alcune forme ed esemplificazioni che la dialettica tra politico e religioso ha assunto nell'ultimo scorcio della storia della nostra civiltà. Non esistono soluzioni facili al continuo riaccadere di una polarizzazione volta a fagocitare o a riassorbire l'altro polo. La secolarizzazione ha storicamente ribadito l'autonomia delle due sfere, ma non ha esitato, più perspicuamente nella sua fase ultima, a snaturarsi. È questo il carattere distintivo dell'epoca post-secolare, quella dell'antipolitica e del fondamentalismo, due esiti radicali che tendono a negare l'alterità e a rendere irrappresentabile la trascendenza nell'immanenza della condizione umana.