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"Ho visto il male e ho cercato di trovarne le cause". Così scrive Rousseau a Charles Bordes riferendosi al suo Discorso sulle scienze e sulle arti. In questa ricerca, che prende le distanze dal dogma cristiano così come da tutti gli altri precedenti tentativi di risolvere il problema, Rousseau ha impegnato l'intera sua riflessione e si può dire, senza esagerare, che intorno a essa si dispone, come un filo rosso, tutta la biografia intellettuale del ginevrino. Non solo la filosofia ne viene coinvolta, ma l'esistenza stessa di Jean-Jacques, e stanno a dimostrarlo gli scritti autobiografici, dalle Confessioni ai Dialoghi alle Fantasticherie del camminatore solitario. Questo libro cerca di seguire, nell'intero arco della produzione di Rousseau, il dipanarsi di un tema sul quale nel Settecento si è intessuto un fitto e articolato confronto, che ha trovato un importante punto di condensazione in occasione del terremoto di Lisbona, tragicamente abbattutosi sulla città il giorno di Ognissanti del 1755. Da tale confronto provengono interrogativi che ancora provocano e stimolano non solo la filosofia, ma chiunque abbia interesse a chiarificare il senso ultimo della sua esistenza.