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Giovanni Ostinelli (Como, 1922-2009) è stato uno dei circa 615.000 militari italiani che, catturati dai tedeschi nel settembre 1943, hanno preferito restare nei Lager piuttosto che porsi al servizio del nazismo. La sua storia non è dunque molto diversa da quella dei suoi compagni di sventura e di resistenza. Il suo diario di prigionia, scritto e conservato con grande cura e finora inedito, è tuttavia un documento di notevole interesse, con tratti di novità rispetto a opere simili. In primo luogo perché Ostinelli non subì soltanto le angherie dei tedeschi, ma anche quelle dei francesi, che lo tennero nei loro campi di concentramento fino al dicembre 1945. In secondo luogo perché si tratta di una delle rare testimonianze provenienti dai campi riservati alla truppa, mentre la gran parte dei diari fin qui pubblicati riflette l'esperienza degli ufficiali. Infine perché la sua vicenda mette bene in luce le differenze che pure ci furono tra gli aguzzini e le guardie e rende così omaggio anche a quegli austriaci che seppero aiutare e confortare i nostri internati. Soprattutto, però, il diario di Ostinelli è documento della straordinaria maturazione di un giovane cristiano che, nella dura esperienza della deportazione, seppe tener fermi gli ideali appresi nella FUCI (di cui fu presidente a Como) e nell'Azione Cattolica, facendosi testimone del Vangelo e rileggendo alla luce della fede il proprio presente e il proprio auspicato futuro.