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Nella disciplina del «restauro architettonico» si assiste ad un confronto-scontro fra posizioni spesso distanti. per le esperienze tanto diverse di chi promuove il restauro «archeologico» di ripristino e quelli che fanno prevalere i procedimenti fisico-chimici di conservazione dei materiali per risolvere i problemi dei loro degrado. Si rende necessario, a questo punto, considerare in modo nuovo ogni problema, specificando un preciso metodo di conoscenza da premettere a qualsiasi operazione progettuale sulle preesistenze (architetture, città e territorio). Si definisce, in tal modo, il «restauro architettonico» come una metodologia progettuale, fondata sulla conoscenza storica, finalizzata sia alla conservazione delle manifestazioni del passato della vita dell'uomo sia alla loro trasformazione. Ogni intervento sullo spazio fisico costruito esistente. anche di trasformazione o di ammodernamento, può rientrare nelle categorie delle operazioni di restauro delle architetture. Tutto ciò equivale a dire che, al momento attuale, è necessario ed urgente uscire dall'ambito troppo ristretto del cosiddetto restauro dei monumenti, per affrontare quello di tutto il costruito, della città e del territorio: un'apertura di campo che si giustifica con la necessità di salvaguardare la «storicità» dell'ambiente contemporaneo della vita dell'uomo, affrontandone la necessaria trasformazione nella continuità del suo processo di divenire, conosciuto attraverso la storia.