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Maria Zambrano (1904-1991) è tra le più originali pensatrici del Novecento. La sua riflessione, in parte riconducibile alla amplissima "letteratura della crisi" vissuta dall'Europa tra le due guerre, si alimenta dell'assiduo confronto con molteplici correnti di pensiero: al di là dei suo antecedente più diretto, il razio-vitalismo del maestro José Ortega y Gasset, vanno poste in rilievo la rielaborazione di alcuni nuclei tematici propri della tradizione orfico-pitagorica e le suggestioni che le provengono dai presocratici, dallo stoicismo, da Spinoza, nonché dagli autori, a lei coevi, ascrivibili al personalismo e alla filosofia dell'esistenza. Il presente volume intende esplicitare le strutture teoriche fondamentali del discorso antropologico condotto dalla filosofa di Vélez-Malaga, la cui originalità teoretica riconosce il suo nucleo essenziale nella proposta di una ragione poetica intesa quale organo di una ricerca filosofica capace di addentrarsi nelle profondità abissali del reale. Maria Zambrano invita all'ascolto delle istanze ignorate dalla "ragione razionalista", debitrice del logos affermatosi nella grecità. Invero, la "castità" di tale logos, da Parmenide in poi, è indifferenza al sentire originario, che costituisce per lei l'orizzonte dell'autocomprensione originaria dell'uomo.