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«Sergio Orlando è un pittore, un artista di grande sostanza, che tra densità della materia e apparente lievità della luce, quella luce che attraversa il corpo molteplice di quella stessa materia, ha giocato molta della sua opera, di cui sono un ammiratore. Ma i suoi versi sono coerenti, rispetto al suo meticoloso e denso lavoro di pittore (e, non dimentichiamolo: di ottimo disegnatore), in quanto ne costituiscono una sorta di continuazione, se possibile l'ampliamento attraverso un ben diverso mezzo, la parola. E la sua parola, semplice e diretta, produce effetti lirici legati a una tradizione in qualche modo immutabile, e cioè quella che non desidera addentrarsi in arditezze sperimentali, ma confida, e spesso con ragione, nell'energia espressiva che nasce dalla sensibilità umana nel suo rapportarsi al reale e al mondo con il desiderio di leggerne dettagli che vanno oltre l'orizzontalità, pur sempre coinvolgente, della superficie. Orlando non teme di perdersi nel suo contatto diretto con un reale che continua nel ritmo, per esempio, delle stagioni o si apre nell'ambigua meraviglia dell'amore. Eccolo lì, allora, il pittore che si fa anche poeta, muovendosi nella quotidianità del tempo che passa, dei paesaggi, degli incontri, dei turbamenti che lo coinvolgono, delle asprezze e delle meraviglie.» (dallo scritto di Maurizio Cucchi)