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La vita è l'esperienza stessa della coscienza, ma il suo credersi astrattamente come libertà assoluta la pone di fronte alla contraddizione del reale, dunque all'infelicità. L'infelicità, uno dei tratti caratteristici della sensibilità romantica - in particolare con l'Iperione di Hölderlin -, assume qui il senso dello scacco della finitezza, che getta la coscienza nello sconforto e nella paura di esserci. Questo tema della Fenomenologia dello spirito è qui presentato in una nuova traduzione di Adriano Tassi, che lo inquadra come momento essenziale dell'esperienza della coscienza e investe le figure ideali dello stoicismo e dello scetticismo. Pagine ormai classiche che, ampiamente dibattute nel Novecento tra Jean Wahl e l'esistenzialismo, ancora oggi danno a pensare.